sabato 12 aprile 2014

giovedì 27 febbraio 2014

stoltiloqui – 28

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coming moon...

domenica 20 ottobre 2013

scritture – meroitico

Il meroitico era una scrittura utilizzata nei regni nubiani antichi fino verso il 200 a.C., derivante dalla scrittura geroglifica e demotica in uso presso gli egiziani. Mentre il geroglifico si basa su un complesso e originale sistema di segni (pittogrammi di oggetti o esseri animati; fonogrammi; determinativi), il meroitico è sostanzialmente alfabetico, per cui alcuni studiosi pensano ad un possibile influsso dell’alfabeto greco. La scrittura meroitica è composta da 23 simboli, di cui quattro vocalici e presenta due formegrafiche: una per iscrizioni funerarie e monumentali, modellata sulla falsa riga dei geroglifici egizi, e una corsiva derivata dal demotico.
Normalmente, la scrittura meroitica procedeva su righe da destra a sinistra e dal basso verso l’alto per la versione corsiva; la versione geroglifica era impostata invece su colonne dall’alto al basso e da destra a sinistra. Sui monumenti i testi venivano incisi seguendo il verso del monumento stesso. Per dividere frasi o parole tra loro, era in uso un segno costituito
da tre punti allineati in orizzontale o in verticale. Si pensa che il meroitico, insieme al greco, abbia potuto influenzare la formazione dell’alfabeto copto verso il VI secolo d.C., con l’introduzione del Cristianesimo in Nubia. Il meroitico fu decifrato nel 1909 dall’egittologo inglese Francis Llewellyn Griffith, ma la lingua che trascriveva rimane ancora un mistero. La fisionomia di questo alfabeto deve molto all’andamento corsivo e alle frequenti legature, dovute alla scrittura a mano, del demotico, di cui eredita la morbida fluenza dei tratti, la felice combinazione tra linee curve e rette nelle varie lettere che contribuisce a creare un ritmo scorrevole, piacevole, allegro e meno formale del monumentale geroglifico egiziano o di quello più martellante dello spigoloso Cuneiforme sumerico.


mercoledì 16 ottobre 2013

scritture – tifinagh

Il Tifinagh è una scrittura che deriva da evoluzioni successive di antiche forme di alfabeto libico-berbero risalenti al I millennio a.C., ed è tuttora in uso presso i Tuareg del Sahara. Iscrizioni rinvenute nel deserto sahariano mostrano un alfabeto tuareg antico con segni non presenti nel Tifinagh moderno. Sull’origine del nome di questo alfabeto ci sono parecchie controversie; la versione più accreditata vuole che in origine ci fosse la parola latina “punica” che alludeva probabilmente ad un uso scrittorio “alla cartaginese”. Non si può comunque parlare di una scrittura ugualmente codificata per tutte le popolazioni berbere del deserto, in quanto il Tifinagh presenta molte varianti grafiche nei segni, per gli adattamenti che i diversi gruppi nomadi hanno fatto in base alla fonetica dei rispettivi dialetti. Il Tifinagh non presenta un senso di scrittura obbligatorio: i segni possono susseguirsi indifferentemente in senso verticale o orizzontale; spesso si assiste anche ad un andamento bustrofedico. L’alfabeto tifinagh è essenzialmente consonantico; dispone di segni “biconsonantici (usati per notare due consonanti successive non separate da vocali) e di un segno detto “teghrit” (ha forma di un punto) per trascrivere le vocali finali. Graficamente, l’alfabeto tifinagh sembra mutuare alcuni segni dall’alfabeto fenicio; in generale, però, mostra un’originalità rispetto alle scritture che caratterizzano, e che hanno caratterizzato nell’antichità, l’area del Mar Mediterraneo, per la sua spiccata geometricità, l’essenziale linearità delle  forme, derivate per lo più dalla geometria (rettangoli, cerchi, segmenti perpendicolari). Alcune lettere si modificano a seconda della direzione della scrittura e, perciò, possono apparire, di volta in volta, ruotate
di 90° o speculari rispetto alla forma base.


mercoledì 2 ottobre 2013

scritture – neoittita

Gli Hittiti furono uno dei più importanti gruppi indoeuropei dell’Anatolia insieme ai Luvi e ai Palaiti che abitarono rispettivamente la parte sudoccidentale e quella settentrionale della regione. L’occupazione del territorio anatolico avvenne verso la fine del III millennio a.C, ma non si sa con
esattezza quale sia la provenienza di queste popolazioni: alcuni studiosi ritengono essere originarie dei territori tra Mar Nero e Mar Caspio; altri vedono più probabile un’origine balcanica.
Nella prima metà dell’Ottocento, su un altopiano centrale dell’Anatolia, fu rinvenuto un santuario rupestre noto col nome di Yazilikaya (che significa “Rupi scritte”) con incise figure in processione e iscrizioni simili a geroglifici, ma molto diverse da quelle degli egiziani. Le prime fonti hittite di cui si ha certezza risalgono al XVII secolo a.C., ma ritrovamenti archeologici in Cappadocia rivelano l’uso della lingua hittita-luvia già alla fine del XX secolo a.C. Gli HIttiti parlavano una lingua indoeuropea, molto diversa dall’Accadico che era di origine semitica. Tuttavia seppero adattare una forma arcaica di Cuneiforme babilonese alle loro esigenze. I testi hittiti contengono sempre logogrammi sumerici, parole o frasi accadiche con vlore fonetico e parole hittite. La scrittura cuneiforme convive quindi sempre con la grafia geroglifica che rimane in uso fino al VIII secolo a.C. I geroglifici ittiti presentano una fisionomia piuttosto originale, con forme molto diverse dai geroglifici egizi, cretesi e dai primi pittogrammi protosumerici. Molti segni rimandano chiaramente agli oggetti di riferimento (per esempio teste, mani, piedi, ruote, silhouette di animali), altri hanno un aspetto maggiormente sintetico, ma sempre piuttosto morbido nei tratti a differenza del geroglifico cuneiforme babilonese.



domenica 29 settembre 2013

mercoledì 18 settembre 2013

sulla vita, sulle persone - 2

le esistenze sono solo tentativi, perlopiù fatti a cazzo.
Tony Pagoda