venerdì 7 giugno 2013

scritture - etrusco

Ciò che mi ha sempre affascinato della scrittura è la sua straordinaria capacità di esprimere, tramite un limitato numero di segni, le infinite sfumature del pensiero umano. Non senza motivo si fa coincidere l’inizio della Storia con l’invenzione della scrittura. Le lettere sono certamente un perfetto esempio di sintesi e funzionalità, non scevre da una certa estetica. La progressiva semplificazione dei segni grafici, la loro riduzione dal migliaio del Cuneiforme a poco più della ventina nell’etrusco e nel latino, l’invenzione dei segni diacritici per rendere al meglio tutte le inflessioni delle varie lingue: la scrittura è viva e vive con l’uomo; il pensiero filosofico, il sentire artistico di un dato periodo storico finiscono per riflettersi nelle forme della scrittura. Forme in costante evoluzione attraverso spazio e tempo della storia, dall’etrusco, alle scritture indiane, dai geroglifici alle scritture cretesi; scritture scelte per la bellezza dei loro segni. 
L’alfabeto etrusco è una derivazione dell’arcaico euboico, una forma di greco; la scrittura alfabetica fu introdotta intorno al VII secolo a.C. nell’Italia centrale tirrenica (Toscana, Umbria occidentale e Lazio settentrionale) da coloni della Magna Grecia (Calcidesi ed Eretrii) installati a Pitecusa e Cuma. Molti segni sono infatti identici a quelli del greco arcaico e del fenicio. L’andamento della scrittura e il verso delle lettere, dopo una prima fase di oscillazioni, si stabilizzano nella direzione da destra a sinistra, contraria a quella delle scritture greca e latina. Il sistema detto bustrofedico, cioè l’alternanza di righe in senso opposto, è poco frequente.
Questo tipo di alfabeto servì per trascrivere la lingua etrusca, di cui si ignora la provenienza, attestata tra il IX e il III secolo a.C., poi abbandonata in favore del latino.