lunedì 1 luglio 2013

scritture – futhark

Le rune si diffusero in una vasta area comprendente la penisola scandinava, l’Irlanda, l’islanda, la Romania, Venezia, la Grecia ecc., dal III all’XI secolo d.C., in pieno medioevo, ma ritrovamenti di incisioni rupestri, ne testimoniano un uso di molto anteriore (500 a.C.). Le origini di questa scrittura sono avvolte nel mistero. il mito vuole che Odino scoprisse le rune in seguito ad un’iniziazione sciamanica; la parola runa nelle antiche lingue nordiche significa, effettivamente, mistero, bisbiglio. L’alfabeto runico, considerato di origine divina, veniva impiegato anche come stru- mento rituale: ogni glifo assumeva carattere magico.
Probabilmente l’alfabeto runico deriva da un ceppo comune a quello di greco e latino; non sono escludibili influenze etrusche. Il più antico alfabeto runico è il Futhark di origine germanica (Futhark è una parola formata dalle prime sei lettere dell’alfabeto runico). Esistono, tuttavia, molte varianti di questa scrittura, anche molto diverse tra loro. L’alfabeto runico cadde in disuso presso i Sassoni e altre popolazioni germaniche quando cominciò la diffusione del Cristianesimo; sopravisse ancora nelle regioni scandinave con i vichinghi.
Le rune si caratterizzano per la loro angolosità e semplicità di forma, così come la scrittura ogamica (un alfabeto celtico estremamente lineare, in uso in Irlanda e Galles nel V-VII secolo), e bene esprimono il carattere delle popolazioni di origine germanica. Se è vero che la loro forma è in parte dovuta ai supporti utillizzati, principalmente pietra, tavole di legno e metallo che evidentemente mal si adattano a tracce curvilinee, è anche vero che le stesse caratteristiche di durezza e spigolosità le si ritrovano nell’alfabeto gotico.